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New York, 1920. Quartiere di Hell's Kitchen, un nome che evoca bolge dantesche e descrive perfettamente una realtà di miseria, speranza e razzismo. E lì che inizia la storia di Mario Puzo, figlio dell'immigrazione italiana e autore de "Il padrino", un libro dal successo planetario destinato a fondare il mito di Cosa nostra con cui facciamo i conti tuttora. Il film che Francis Ford Coppola trae dal romanzo entra con prepotenza nell'immaginario collettivo del pubblico mondiale - dagli spot pubblicitari ai videogame, dal turismo alla musica, dai cartoni animati alle serie tv - e influenza persino atteggiamenti e comportamenti delle organizzazioni mafiose. A cinquant'anni dal lancio cinematografico, Antonio Nicaso e Rosario Scalia fanno i conti con quella leggenda: ripercorrono la genesi rocambolesca della «tragedia shakespeariana» attraverso le storie incrociate dei suoi principali artefici; ricostruiscono i boicottaggi della mafia e i compromessi fatti per girare a New York, ma anche i capricci di Marlon Brando e l'ira di Frank Sinatra; ne setacciano i molti simboli e allusioni; e ne propongono la lettura come saga di emarginazione, ascesa e integrazione di un'intera comunità, quella italo-americana. Un'opera rigorosa e affascinante che mira a decostruire l'ampia mitologia che ha fornito nel tempo un'autenticazione di nobiltà al crimine organizzato. Una chiave di lettura fondamentale per capire la mafia di oggi.
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