Different Times 42 Records
cover of article Stil: Indie, Psichedelico, Sperimentale, Post-Rock
1.Different Times
2.Don't Lie
3.Hold On
4.Pity the Nation
5.Failed to Chart
6.Void Slip
7.Landfall
8.Under
9.Fieldnotes

WG Image CD CHF 29.20

Bemerkungen

Esce per 42 Records (I Cani, Cosmo, Colapesce, Andrea Laszlo De Simone, Any Other...) il nuovo disco dei Giardini di Mirò, vera e propria leggenda della musica indipendente italiana.

Un’attesa lunga per una band dalla discografia sterminata, ma che nonostante gli LP, gli EP, le colonne sonore e le sonorizzazioni di film muti, non presentava un lavoro di inediti dal lontano 2012, con “Good Luck”. Ma ora il tempo è giunto, e “Different Times” è pronto.

Ed è un ritorno in grande stile, che mantiene solidi legami con il passato ma proietta i Giardini di Mirò ulteriormente in avanti, verso un futuro luminoso e ancora da scrivere, anche grazie alla rinnovata collaborazione con Giacomo Fiorenza, lo stesso produttore con cui avevano realizzato i primi due album “Rise and Fall of Academic Drifting” e ”Punk... Non Diet!”, che da subito li avevano consacrati tra gli imprescindibili degli anni Zero.

Due anni di lavoro, la solita attenzione maniacale per i suoni, per ogni minima variazione, per ogni singolo dettaglio, il tutto finalizzato a ricreare quel mood oscillante tra post-rock, psichedelia ed elettronica che da sempre rende i dischi dei Giardini di Mirò delle vere e proprie esperienze sonore, dei viaggi musicali che ogni tanto si mantengono su eccentriche forme canzoni, altre volte deragliano verso le direzioni più disparate.

Esattamente come per la title track: nove minuti in cui i Giardini di Mirò hanno voluto mostrare a tutti di essere più in forma che mai, più focalizzati che mai, sempre pronti a ipnotizzare le orecchie e ad incendiare i palchi italiani ed europei come fanno da almeno vent’anni.

Ma in “Different Times” c’è molto di più, ci sono nove brani incredibilmente densi e 50 minuti di musica, ci sono collaborazioni prestigiose, come quelle con Adele Nigro di Any Other in “Don’t Lie”, Robin Proper-Sheppard dei Sophia in “Hold On”, Glen Johnson dei Piano Magic in “Failed to Chart” e Daniel O’Sullivan nella finale "Fieldnotes”, c’è una compattezza liquida che in tanti negli anni hanno provato a replicare, ma che praticamente nessuno ha saputo eguagliare.

E poi ci sono i cambiamenti di questi vent’anni, e così “Different Times” vuole essere anche una riflessione sulla durata del tempo. Senza dare particolari giudizi, solo accettandone le regole e le sue conseguenze, con lo sguardo che si muove verso altre parti del mondo, su altre centralità, mentre inevitabilmente cambiano la geografia e l’importanza delle cose.