cover of article Genre: Cantautoriale, Rock
1.Eravamo noi
2.Morire perché
3.Nell'aria
4.Inutile e irrilevante
5.Wounded Knee
6.Tre grammi e qualcosa per litro
7.Acomepidì
8.Raptus
9.Circondati
10.Meteo in cinque quarti
11.Vodka per lo spirito santo
12.Dodici
13.Canzone sdrucciola
14.Viene avanti fischiando
15.Come quando non piove più
16.Requiem per i gatti neri
17.CDM (Te la devo)
18.Cartoline nere
19.Proiettili d'argento
20.Rotolacampo

WG Image CD CHF 23.90

Remarques

A distanza di due anni dal precedente disco, Canali rilascia un doppio album, l’ottavo insieme ai Rossofuoco. Un lavoro composto da venti brani inediti: venti nuove canzoni frutto della poetica intimista ma schietta, visionaria ma realista dell’artista Giorgio Canali, sostenuta appieno dalla forza musicale dei Rossofuoco. Si tratta di un disco che consegna ancora una volta all’ascoltatore quella profondità, quella sensibilità musicale e quell’energia instancabile riscontrabile oggi in pochi musicisti. Un disco nato nel recente periodo di confinamento e realizzato a distanza, ma che, nell’immaginario, percorre una linea di continuità con l’ultimo lavoro di inediti targato Giorgio Canali & Rossofuoco. Un nuovo lungo viaggio affrontato dal cantautore e produttore, che continua ad attraversare magnificamente la musica italiana.

“Venti” è nato durante il Grande Panico Globale del 2020, all’inizio di marzo. Isolati e confinati nei nostri rispettivi ambienti domestici, rifiutandoci di partecipare alle farse consolatorie dei miniconcerti in streaming e alle balconate pomeridiane, noi Rossofuoco abbiamo iniziato a registrare, ognuno con i propri mezzi, spunti e idee e abbiamo cominciato a scambiarceli. Venti è un album figlio dei nostri tempi disgraziati e delle connessioni internet ad alta velocità.

È la prima volta che un album di Rossofuoco non nasce (per la maggior parte) da improvvisazioni registrate e poi strutturate in forma canzone, è la prima volta che non ci si guarda negli occhi suonando insieme nella stessa stanza. È il tanto conclamato “smart working” che pian piano, nel giro di un paio di mesi, ha generato questa doppia raccolta di inediti. La creazione si è intrecciata in maniera strana, siamo partiti da spunti individuali che sono diventati canzoni ed ognuno di noi ha contribuito a far scoccare la scintilla, nessuno escluso, per qualche pezzo siamo anche partiti da spunti di batteria o di basso, da intrecci di chitarre, qualche volta da canzoni già complete di testo abbozzate da me.

All’inizio del gioco avevo chiare solo due linee guida che riguardavano i testi: la prima che l’album sarebbe stato un omaggio alla canzone d’autore degli anni sessanta/settanta e che in ogni pezzo ci sarebbe stata, evidente o nascosta a mo’ di easter-egg, almeno una citazione, paracitazione o parafrasi rubata a qualcuno dei cantautori che negli anni mi hanno insegnato a scrivere. La seconda era che non avrei assolutamente parlato della distopia materializzatasi in questo presente, quasi a voler sostenere che tutto quello che stava e sta succedendo non esisteva e non esiste.

Per ciò che riguarda il primo criterio non ho assolutamente avuto problemi a nascondere qualcosa di prezioso e non mio in ogni canzone (a proposito, buona caccia!), un po’ più difficile invece, anzi impossibile, è stato evitare di raccontarmi ignorando l’attualità. Eh no, non ce l’ho fatta, è stato più forte di me.

Così, fra chitarre registrate da Stewie che era bloccato a Miami, batterie sarde riprese da Luca in studio e anche nell’orto, bassi bolognesi e parole e chitarre nate a Bassano del Grappa dove ho passato tutto il periodo di segregazione, è venuto fuori un album doppio. Andrea ha messo qualche violino dalla sua stanza romana e io ho impacchettato frettolosamente il tutto per spedirlo a Francesco che ha mixato in bella copia tutto il lavoro dalla Toscana.

Per la copertina mi piaceva l’idea che ci fosse una continuità con l’album precedente e Martina ha tirato fuori per l’occasione un altro dei suoi quadri virtuali. Continuità: il titolo “Venti” d’altronde ha come sottinteso “canzoni di merda” è ovvio.”

Buon ascolto,
Giorgio Canali