391 Vol.7 Emilia-Romagna - Voyage Through the Deep 80s Underground Italy Spittle Records
cover of article Genere: New Wave, Post-Punk
Tracklist non disponibile

WG Image 2 CD CHF 31.60

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Note

Settima e ottava tappa del “viaggio nel profondo underground italiano”: un anno e mezzo di lavoro tra ricerche, nastri, fruscii e distorsioni nel tentativo di descrivere cosa successe in Emilia Romagna negli anni 80. Come per le altre raccolte della serie 391, non un “best of” ma un contenitore eterogeneo in cui, a gruppi dimenticati o mai emersi allora, si affiancano inediti di band di culto.

A metà degli anni settanta, mentre il ciclone punk stava resettando culturalmente il sistema su cui si reggeva il music business, prendeva forma una nuova coscienza musicale. C’era bisogno di un cambiamento, di recuperare il senso che la musica rock esprimeva nella sua identità primitiva e istantaneamente proiettarla nel futuro risvegliando le anime di chi pensava che la musica fosse cosa per pochi eletti.

Il post punk, o in senso più allargato la new wave, fu una ri-evoluzione della scena underground dentro la quale si trovò la nostra generazione, una specie di rinascita intellettuale, sembrava fosse la musica a creare un nuovo momento sociale e non il contrario come di solito avviene.

Emilia-Romagna, dopo la rivoluzione: le macerie ancora fumanti del ’77 bolognese, il decennio di plastica alle porte. Venivamo da Cannibale, da Pazienza e la Traumfabrik, da Radio Alice, dai carri armati di Kossiga, dal corpo di Lorusso sull’asfalto di Via Mascarella, dai Gaznevada di Mamma dammi la benza, dall’Harpo’s Bazaar di Oderso Rubini, dalla spaghettata degli Skiantos sul palco del Bologna Rock. Eravamo sopravvissuti a un terremoto, epicentro Bologna, ma gli anni ottanta al neon correvano più veloci della storia. Da Cannibale a Frigidaire, dal sarcasmo allo shock futurista: Emilia-Romagna, primi anni ottanta, non più solo Bologna. Da Piacenza alla riviera-divertimentificio cala il gelo del dopo-punk.

Ricordi nitidi di quegli anni. Istantanee che raccontano di suoni cupi, cinetici, e di un immaginario sospeso tra Londra, Berlino e New York ma con i piedi ben piantati a sud del Po, nelle nebbie di una pianura infinita, in città cariche di storia che volevano essere la Los Angeles di Bladerunner. Ma in quella Los Angeles non c’erano portici. Da Piacenza a Rimini, dal Po alla montagna, un’unica grande provincia.

Nel cuore di un’Emilia-Romagna che agli anni ottanta “da bere” rispondeva con glaciali linee di basso, tastiere sintetiche e una sincera devozione per la sacra triade Joy Division/Cure/Bauhaus.

Quei suoni erano una carta d’identità: intimisti, epici, seriosi. Sono i suoni che ritrovate in questi due doppi cd, in tutta la loro fragilità. 80 brani suonati, anzi, vissuti con tanta e tale convinzione da generare rispetto, e firmati da gruppi culto, alcuni passati agli annali, altri (tanti) ricordati solo nella cerchia della scena locale, gruppi che vivevano nella rassegna al cine-teatro di paese il loro momento di gloria, apice di una carriera circoscritta a quel contesto spazio/temporale.